Lettra agli Amici del Monastero San Mosé l'Abissino, Deir Mar Musa el-Habasci, Ottobre 2002

Carissimi amici di Deir Mar Musa,

nel Giugno scorso la nostra piccola comunità ha fatto un pellegrinaggio ad Antiochia, capitale della Siria antica ed oggi piccola città turca di confine. In essa sia i cristiani che i musulmani venerano gli Apostoli e gli inizi della Chiesa in Asia. Abbiamo proseguito poi verso Est fino a Harran in alta Mesopotamia ed oggi Turchia meridionale. Di lì partì Abramo per la Terra di Canaan. Non lontano a Nord c'è la città di Urfa antica capitale di questa regione di lingua siriaca ed armena ed oggi turca e curda. I musulmani vi venerano il Patriarca Abramo e la sua fede monoteista presso un venerando laghetto sacro d'epoca "pagana" pieno di carpe protette dalla devozione popolare.

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Poi ci siamo separati non senza lacrime. Jens, Huda e Paolo sono partiti, con troppi bagagli, via terra e via mare, attraverso la Grecia e l'Adriatico, per l'Italia, per Cori, a Sud di Roma, dove l'ottimo Don Ottaviano li ha ricevuti con spirito d'abramitica ospitalità e dove, con l'aiuto della Buona Provvidenza, inizia a stabilirsi la Comunità dei nostri monaci e monache studenti.

Il Vescovo Giuseppe Petrocchi, a nome della Diocesi di Latina, ci ha generosamente promesso l'uso futuro dell'antica chiesa e del convento di San Salvatore in Cori dopo il previsto restauro; e ciò una volta raggiunto il numero di quattro studenti e compiuto un biennale esperimento. Per ora Jens è ospitato in parrocchia e Huda nelle vicinanze, presso la buona e simpatica signora Silvestra.

I nostri due studenti di filosofia e teologia alla Pontificia Università Gregoriana hanno appreso la lingua di Dante durante tutta l'estate, abituandosi così ad andare e venire in treno da Roma. Hanno trovato un loro ritmo di preghiera e di presenza nella Comunità parrocchiale... L'idea è che possano favorire la locale attività di dialogo ed amicizia verso i musulmani immigrati.

Alla fine di questa lettera trovate l'indirizzo, l'email ed il numero di conto dello Studentato San Salvatore in Cori. Stiamo cercando di istituire delle borse di studio stabili che ci permettano di guardare con serenità al futuro garantendo la qualità culturale del nostro servizio di Chiesa nel Mondo Musulmano. In prospettiva vorremmo avere disponibilità per una decina di studenti sia come membri della comunità monastica che come "soci" laici in formazione. Abbiamo bisogno di aiuto sia per trovare i fondi sia per immaginare come investirli e gestirli. Probabilmente la cosa migliore, per poter gestire tali fondi direttamente ed economicamente, sarà quella d'individuare degli investimenti immobiliari nella stessa regione di Cori. Un'altra soluzione è quella di trovare un certo numero di fondazioni interessate a collaborare con noi in modo stabile e regolare. Per tutto questo contiamo sulla vostra inventiva collaborazione.

Torniamo al viaggio. Gli altri membri della Comunità sono tornati a Deir Mar Musa dalla Turchia, passando da Mardin, antica sede patriarcale siriaca e patria dei nonni di tanti cristiani in Siria, emigrati verso sud all'epoca del genocidio ed espatrio forzato di armeni e siriaci durante e dopo la prima guerra mondiale. Nella regione di Mardin i nostri pellegrini hanno visitato il monastero siriaco-ortodosso di Mar Gabriel per rafforzare le relazioni d'amicizia tra comunità monastiche.

In diversi modi manteniamo contatti d'amicizia con i cristiani della Turchia, cercando così d'ampliare una rete di preghiera e di dialogo che possa rappresentare come un segno di speranza nel mondo della violenza e dell'incomprensione che vuole proporsi come l'unico reale e realista. Pensiamo in particolare a Barbara ad Antiochia, alla famiglia Ugolini e Don Andrea ad Urfa e a Don Pierre a Trebisonda.

La nostra comunità si trova quindi dispersa su tre luoghi: Deir Mar Musa, lo Studentato San Salvatore in Cori e Deir Mar Elian a Qaryatayn.

Da più di due anni padre Jak è parroco a Qaryatayn e continua ad occuparsi del cantiere archeologico sul sito del monastero. La direzione scientifica è assicurata dalla nostra cara amica la dott.ssa Emma Loosley dell'università di York. Speriamo un giorno di poter passeggiare tra le mura del monastero del quinto secolo! L'inserzione della nostra Comunità nel paese è tendenzialmente positiva e fonte di ottimismo per i cristiani locali, in clima di crescente amicizia e collaborazione con la popolazione musulmana largamente maggioritaria.

Durante quest'anno abbiamo lavorato, in arabo, ad una nuova edizione delle nostre costituzioni per cercare di armonizzare la nostra esperienza con il codice di diritto canonico delle Chiese orientali cattoliche. Ci siamo chiesti che nome dare alla nostra nascente "confederazione monastica". Per molti motivi, che meritano uno scritto a parte, abbiamo deciso di chiamarci "Comunità al-Khalîl". In Arabo "al-Khalîl" vuol dire "l'Amico" ed è il titolo di Abramo, l'Amico di Dio, sia nella Bibbia (Isaia 41,8 Cronache 20,7 Giacomo 2,23) che nel Corano. È anche il nome della città palestinese dove il Patriarca, il padre dei credenti, è seppellito. Essa è dolorosamente nota per la violenza tremenda delle relazioni tra coloni sionisti e resistenti palestinesi. L'Amico di Dio, ospite ed intercessore, patriarca spirituale di ebrei, cristiani e musulmani, possa offrirci il modello ispiratore della nostra vocazione monastica, centrata sul servizio dell'armonia islamo-cristiana e d'una ritrovata fraternità tra Ismaele ed Isacco. E chissà che un giorno una nostra comunità monastica non possa stabilirsi in Palestina, nel deserto presso la città di al-Klalîl, come fecero tanti eremiti nei primi secoli cristiani? È una bella speranza, un sogno prezioso che ci aiuta a guardare oltre gli orrori della cronaca.

Noi speriamo, anche attraverso questa lettera agli amici e la vostra testimonianza, che la nostra vocazione sia nota in un più vasto cerchio di persone animate da forti e generosi desideri spirituali, cosicché possiamo aumentare in numero e qualità per partecipare ad indicare profeticamente una via d'uscita dal vicolo cieco nel quale sembra che si voglia stabilmente cacciare l'attuale società globale, specialmente riguardo alla relazione tra Occidente "giudeo-cristiano" ed Oriente "islamico".

Per il momento, in quanto comunità, ci sentiamo ancora come presi dalle doglie d'un parto difficile e come in mezzo ad un largo guado. Questo ci spinge a chiedere di nuovo perdono a coloro che hanno sofferto con noi e dai quali ci siamo dovuti separare in situazioni e per motivi diversi. Ci consideriamo responsabili per lo sforzo e l'impegno di tutti coloro che sono passati di qui, non fosse che per un solo giorno, e che ci hanno aiutato, non fosse che con un solo pensiero!

Tra i segni di maturazione e crescita è da sottolineare l'aumentata capacità di collaborazione e di spirito di gruppo dei collaboratori laici a Deir Mar Musa. Marwa e Marwan hanno avuto una bella bambina che ora passa con noi alcuni giorni alla settimana per permettere a papà e mamma di partecipare pienamente alla vita del nostro gruppo. Basel ha ottenuto una borsa di studio dal Governo Britannico per un master ad Oxford in gestione di progetti eco-turistici. Mihyar, elettricista ed informatico, si è fidanzato e mette su casa. Amin dovrebbe presto traslocare in occasione dell'arrivo del terzo figlio.

Abbiamo rinviato per mancanza di fondi il lavoro di edificazione a Nebek di cinque abitazioni per famiglie locali sul terreno acquistato ormai tre anni fa. Esso è comunque legato al progresso del cantiere di Deir el-Hayek, accanto a Deir Mar Musa. Si tratta infatti d'utilizzare i materiali provenienti dalla demolizione della costruzione attuale a Nebek prima di poter iniziare la realizzazione dei nuovi alloggi. L'aiuto dei nostri amici ci consente di facilitare fin d'ora la stabilizzazione in paese di giovani famiglie evitando l'endemica emigrazione.

Ci è stato anche chiesto un aiuto per l'asilo infantile parrocchiale di Nebek ritenuto un elemento importante e sensibile per la stabilizzazione della comunità cristiana locale. Abbiamo chiesto un progetto dettagliato ma ci sembra comunque doveroso aiutare l'asilo ad uscire da questa crisi.

 

Un certo numero di amici passano alcuni mesi con noi e ci danno una mano per la vita del monastero e l'ospitalità. Claude e Matilde, novelli sposi, verranno presto dalla Svizzera a collaborare con noi a Qaryatayn. Ci pare importante notare l'interesse per la nostra vita da parte di giovani famiglie. Noi pensiamo di voler restare una comunità monastica senza pretendere di raccogliere ogni genere di vocazioni. Ad un altro livello di associazione ecclesiale, ciò non ci impedisce d'immaginare la partecipazione di famiglie al comune ministero di presenza nel Mondo Musulmano.

In giugno Paolo è passato da Milano dove ha battezzato il figlio di Andrea e Raffaella (famiglia responsabile della nostra ormai antica associazione di amici) e quello di Marco e Chiara. Poi è passato da Ginevra dove si intessono belle relazioni di amicizia anche ecumeniche, specialmente attraverso dei due amici gesuiti Joseph e Jean Bernard.

In settembre abbiamo avuto il dispiacere della crisi affettiva e vocazionale del nostro Boutros. Ha passato un tempo in famiglia ed ora si trova a Homs dove ha trovato un lavoro. Bisogna davvero sperare che Boutros trovi la sua strada, la sua consolazione e la sua autorealizzazione. Tra un anno, se sarà il caso, ci porremo assieme di nuovo la questione della sua vocazione monastica.

Jihad prosegue il suo ultimo anno (dei tre) di noviziato e raggiungerà Cori per l'Italiano in primavera. È un uomo di venticinque anni sul quale si può contare. Speriamo che possa diventare un buon biblista visto anche il dono per le lingue che ha ricevuto dal Cielo. La professione monastica sarà, a Dio piacendo, in Settembre a Deir Mar Musa, prima di ripartire per l'Italia per la formazione filosofica e teologica.

Ramona, novizia trentenne di Damasco, porta molti dei pesi lasciati dai nostri studenti. È donna dotata di grande senso di responsabilità e di passione per la giustizia a cominciare dalla vita della Comunità e della Chiesa. Con lei viviamo tutti intensamente la questione della discriminazione ecclesiale verso la donna, nel contesto contraddittorio della nostra società medio-orientale, la quale non è certo rimasta impermeabile alla grande rivoluzione antropologica del ventesimo secolo. È tra un anno e mezzo che si porrà anche per lei la questione della partenza per Cori.

Dima, ventitreenne di Homs laureata in Inglese, è ora in Comunità come postulante... ancora un pò incerta tra la carriera accademica e quella monastica! Si occupa della biblioteca e di cento altre cose oltre che prioritariamente della sua propria crescita spirituale.

Frederic, ventinovenne, è finalmente arrivato dalla Francia ed inizia il suo cammino monastico sulla base delle tante e ricche esperienze precedenti. Poeta con la chitarra, è giunto qui tre anni fa condotto da una misteriosa intuizione; poi c'è stato il mese di Esercizi Spirituali, ancora un pellegrinaggio in India ed un anno con i Gesuiti in Francia... l'intuizione si è rafforzata, è diventata vocazione ed è di nuovo con noi!

Mazin ha finito il servizio militare e scopre con noi la sua vocazione... Altri giovani, siriani e non, ci frequentano riflettendo con noi sui loro desideri spirituali.

In Comunità c'è anche Nafia, sedicenne; non ha nessun desiderio di vita monastica ma gli piace vivere qui anche perché in famiglia non può stare. La nostra amica Majd gli ha fatto da mamma fin quando ha potuto. Non è pernulla facile farlo studiare ma è molto simpatico!

Il papà di Bashir è morto e forse Bashir lo ha preceduto per preparargli un posto nella patria del perdono, infatti è ormai da tre anni che siamo senza notizie. Vorremmo raccogliere le cose belle trovate nei suoi appunti affinché questo dolce e caro amico lasci una traccia stabile nella storia comune. Certamente questo fratello, malato psichico, è uno dei rifondatori di Deir Mar Musa. Speriamo però sempre di rivederlo qui, giunto come per incanto all’improvviso, a farci felici.

Abbiamo terminato felicemente il programma triennale di educazione al dialogo interreligioso finanziato dall'Unione Europea. È stato interessante anche dal punto di vista gestionale e ci ha obbligati ad una rendicontazione rigorosa e coerente. Nell'ultimo anno non si è potuto far molto riguardo alle attività culturali, a causa della stanchezza cronica della Comunità ed a causa della partenza di Huda e Jens. Avemmo tuttavia un bel seminario interreligioso in primavera su "il ritiro spirituale nell'Islam e nella Chiesa" attraverso il quale si sono approfondite le nostre relazioni con la Comunità Musulmana locale e nazionale.

Paolo fu chiamato a tenere una conferenza sul dialogo islamo-cristiano nel Centro Culturale Arabo d'una cittadina qui vicino. Era la prima del genere e l'interesse fu sorprendente. Di conseguenza notammo un aumento delle visite al monastero da parte della popolazione locale. Soprattutto sono da notarsi con gioia le visite di famiglie amiche o di colleghi d'ufficio musulmani e cristiani insieme, dove il venire al monastero diventa l'occasione d'una celebrazione cosciente di tale interreligiosa amicizia.

In maggio vi fu, per una settimana, l'incontro qui d'una trentina di persone di vari paesi e diverse religioni (anche buddisti ed indù) venuti in Siria per un pellegrinaggio di pace organizzato da una confraternita sufi occidentale. Elias e Rabia, statunitensi, i due appassionati leaders, saranno presto a Bagdad con i gruppi di resistenza pacifica alla guerra americana cercando di facilitare la protezione dei civili attraverso la mobilitazione dei media.

 

Un giovane monaco iracheno ha passato con noi due mesi l'estate scorsa ed anche un sacerdote di Mossul ha passato qui una buona settimana. Ci hanno onorato anche diverse visite di profughi, turisti e pellegrini iracheni ed abbiamo così potuto sentirci in profonda sintonia con questo nobile e sfortunato popolo.

C'è stato anche un bellissimo pellegrinaggio di profughi sudanesi felici di trovare nella nostra chiesa l'icona della loro Santa Bakhita.

Alcuni giorni fa avemmo due giorni di seminario interreligioso su "l'impatto dell'esperienza mistica sull'evoluzione sociale". Parteciparono anche un notissimo teologo musulmano circasso, teorizzatore della resistenza nonviolenta, ed un popolare leader sufi aleppino venuto col suo amico del cuore, un pastore protestante armeno! Si parlò molto di spiritualità e democrazia... nella coscienza di voler recepire l'esperienza dell'evoluzione sociale occidentale senza perdere l'anima semita d'Abramo.

Speriamo di sviluppare un settore pubblicazioni di Deir Mar Musa e ci sono almeno tre libri in lista a partire dai testi dei nostri seminari... in Arabo ovviamente!

Il nostro sito internet (<www.deirmarmusa.org>) si sviluppa. In Italiano vi troverete anche l'articolo di Paolo sull'11 Settembre. Sarebbe interessante che chi ha la voglia e la capacità lo traducesse in altre lingue, lo stesso vale per questa lettera. In caso avvisate Jens (<sansalvatore.cori@virgilio.it>) o noi (<deirmarmusa@mail.sy>). Per il sito bisogna ringraziare la Fondazione Orseri, Dario, Jens e Gianni.

In Novembre si riprenderà, dopo otto anni d'interruzione, la scuola di restauro degli affreschi della nostra chiesa in collaborazione tra l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma e la Direzione Siriana delle Antichità e dei Musei, con il finanziamento della Commissione Europea. È anche questa un'occasione preziosa d'incontro e scambio e siamo felici di ritrovare i vecchi amici italiani e siriani degli anni ottanta. Ci sono ancora più di cento metri quadrati di affreschi medievali da restaurare ed il tetto della chiesa è completamente da rifare... Quasi tutto il lavoro d'ufficio pesa su Paolo che spesso non ne può più!

La strada asfaltata, fino a meno d'un chilometro dal monastero, con il parcheggio, ha facilitato la vita dei visitatori e complicato la nostra; bisognerà infatti fare i conti con l'aumento del flusso turistico. Abbiamo già costruito quattro servizi presso il parcheggio e stiamo costruendo, con belle pietre prese da vecchie case demolite in paese, un vasto porticato per riunioni, gruppi, conferenze e, più semplicemente, pranzi al sacco in famiglia. Infatti spesso, specie il Venerdì, nel monastero non ci s'entra più e bisogna convincere il grosso dei visitatori a ridiscendere senza troppo indugio.

Un agiato commerciante della zona ha voluto offrire al Monastero la costruzione d'una scala in pietra grezza fin sù. È necessaria perché con tante persone sul sentiero accidentato c'è sempre chi cade e si fa male. Siamo a buon punto e speriamo di finire per l'inizio del 2003. In annesso trovate una foto dei lavori.

La foto del lago artificiale di Deir Mar Musa la scatteremo quando, a Dio piacendo, si riempirà l'invaso di mille e ottocento metri cubi formato dalla diga terminata nell'Aprile scorso, a monte dei due antichi olivi. Ma ci vuole una pioggia torrenziale e per ora non è aria. Appena la scattiamo la mostreremo nel sito internet, ma voi, siate buoni, cominciate da adesso la danza della pioggia!

Quanto all'ecologia, stiamo ancora aspettando che la decisione ministeriale riguardo alla creazione d'un parco eco-turistico nella nostra montagna sia infine realizzata... L'atmosfera generale non aiuta lo spirito d'iniziativa. Ci vorrà tempo, pazienza e insistenza!

Ogni anno in Marzo c'è una mattinata a Deir Mar Musa con le autorità locali ed i rappresentanti della società civile per studiare assieme le varie questioni legate alla partecipazione del Monastero al movimento di sviluppo della regione. Si è costituita una Commissione Locale per la Bio-Diversità. Lavoriamo al progetto di tramutare, in giardino botanico di piante locali, lo spazio del vecchio immondezzaio della città che si trova nel punto più panoramico della strada per Deir Mar Musa.

Riprenderemo, insciaAllah all'inizio del 2003, i lavori di costruzione del Monastero del Tessitore, Deir el-Hayek, destinato alle sorelle ma anche agli esercizi spirituali ed ai gruppi più motivati. Nel frattempo già usiamo molto le stanze disponibili e l'esperienza dimostra la bontà d'un progetto certo un pò folle! Siamo sempre, cioè da quasi un anno, al piano della sala delle conferenze e della cucina. Chi va piano va sano e va lontano!

Carissimi amici, vi chiederete se siamo su un altro pianeta o se non ci accorgiamo di ciò che avviene intorno a noi. Di fatto sentiamo profondamente la sofferenza e la contraddizione che strazia il Mondo Musulmano e siamo particolarmente feriti dalla situazione palestinese e da quella irachena. Il fenomeno terrorista è una tragedia che minaccia innanzitutto il futuro della nostra società, compromette l'evoluzione democratica , sociale ed economica e stravolge il ruolo e la vocazione universali della religione musulmana. Di fronte a questo gravissimo pericolo interno stà l'altrettanto grave pericolo dell'arroganza e della violenza dell'asse israelo-statunitense costruito sullo strapotere militare, l'assimilazione indebita delle popolazioni ai regimi dittatoriali che queste subiscono, la mascheratura ideologica delle mire espansionistiche petroliere e strategiche ed il rapporto strumentale e sleale con l'ONU.

È evidente che la situazione internazionale è ormai insostenibile e che occorre in mille modi correre ai ripari. Ciascuno non può agire che secondo coscienza ed ogni coscienza non può operare che nel suo proprio quadro culturale. Impossibile quindi erigersi a giudici anche se tutti dobbiamo esprimere delle opzioni, magari aperte ed evolutive; ma allo stesso tempo è corretto postulare che in diversi modi tutti dobbiamo e possiamo tendere verso una crescita di umanità e di armonia.

Il nostro ruolo (ed intendiamo qui quello della galassia simbolica, transnazionale e transreligiosa alla quale appartiene di fatto Deir Mar Musa) è quello di testimoniare della necessità di percorrere strade alternative al vicolo cieco della violenza. In ogni caso è vitale salvaguardare quei valori, metodi e prospettive che permettono di ricostruire culturalmente e spiritualmente la convivenza umana dopo la tragedia della guerra e che solo consentono di metterle davvero fine.

La nostra ascesi, in questo tempo buio, sarà quella di praticare la virtù della speranza, di seminare semi per raccolti di generazioni avvenire, di aprire e riaprire vie che sembrano barricate ed impraticabili. Quando un problema, come quello israelo-palestinese o come quello iracheno, non trova soluzione con i mezzi umani, diventa probabilmente realistico, e non solo moralmente corretto, pensare che la soluzione dipende da metodi e prospettive più spirituali e che va cercata non nell'aggirare, nel ridimensionare o negare la problematica, ma invece nell'affrontarne il centro, il cuore, offrendo alla propria ed altrui speranza, alla fantasia creativa, per praticarle e non per sognare, delle alternative davvero radicali e globali.

Facciamo l'esempio che ci stà più a cuore. Dato che il movimento islamico palestinese non ritiene di poter rinunciare al progetto d'una liberazione di tutta la Palestina storica, e poiché i movimenti sionisti religiosi credono di non poter rinunciare al progetto di conquistare tutto il presunto territorio dell'Israele biblico, allora, alla fine, la soluzione praticabile non sarà più quella di separare e dividere in due... ma quella di convivere sulla stessa Terra, in quello stato binazionale e bilingue che alcuni generosi e magnanimi ("mahatma") profeti, tanto ebrei che arabi, avevano proposto come unica soluzione degna della dignità umana, fin dagli anni trenta del secolo scorso. Forse, a medio termine, s'arriverà a due stati, ad una separazione etnica ed una spartizione territoriale; ma se l'auspicato spirito di convivenza non si farà strada, la vita sarà del tutto insopportabile di quà e di là dal muro di Sharon.

 

Il sogno più ardito diventa il progetto più realistico! Come per l'Europa dopo la seconda guerra mondiale: il sogno più ardito diventa il progetto più realistico.

Qui in Siria il sogno più ardito è quello d'una vera democratizzazione, che non vada a scapito dei diritti delle minoranze etniche e religiose... né dei legittimi sentimenti della maggioranza: una democratizzazione duratura e sostenibile anche sul piano della sicurezza. Questo richiede delle garanzie ed una corresponsabilizzazione interarabe ed internazionali. L'indipendenza è ormai un aspetto dell'integrazione armonica nel quadro globale!

Alla fine i problemi morali e pratico pratici dovuti alla mancanza di democrazia matura, problemi che toccano tutti, anche i potenti, diventano tali e talmente insopportabili da consigliare la soluzione più ardita.

Ma per questo occorre prepararsi culturalmente e spiritualmente. Occorre attivare dei catalizzatori di progresso e di pacificazione, individuare dei luoghi in cui ci si possa abituare a pensare all'altro come ad un vicino ed un socio e non un nemico.

Gli "islamo-pessimisti" pensano che non c'è nulla da fare e che il Mondo Musulmano non è capace di democrazia matura e quindi tanto vale mettersi daccordo con i regimi per profittare quanto si può, sia strategicamente sia, soprattutto, economicamente...

Se questa prospettiva fosse la sola realista, gli unici saggi sarebbero coloro che emigrano, magari a nuoto, verso i "paradisi" occidentali... e noi di Deir Mar Musa saremmo decisamente i più fessi! Ma abbiamo deciso di non arrenderci a questi realismi più foschi della morte. Ci votiamo a preparare ed a sperimentare fin d'ora un'alternativa all'odio ed alla paura.

L'ambasciatore d'un grande paese europeo è venuto a trovarci e si è fermato a lungo in chiesa immerso nei suoi pensieri... Lasciandoci si è voltato e ci ha detto: "La diplomazia non può farci più nulla; la vostra preghiera è l'unica arma alternativa". Questo non ci ha rallegrato, ma sì ci ha confermato nella nostra responsabilità fondamentale.

Cari amici, sappiateci, sentiteci, vicini nelle gioie come nei dispiaceri. Siamo con voi nella festa e nella solitudine.

Con tutto il cuore vi ringraziamo dell'aiuto che ci offrite.

Vorremmo chiedervi di stampare questa lettera e d'offrirla a quelle persone che ci conoscono ma che non hanno un indirizzo di posta elettronica ed ai quali potrebbe interessare. Niente di male poi ci sarebbe a diffonderla ulteriormente via internet.

Uniti a tutti ed a ciascuno nello sforzo d'un grande "gihad" dello spirito, non ci resta che augurarvi, in Gesù di Nazaret, un anno colmo di consolazioni e benedizioni.

La Comunità del Khalil

Se desiderate sostenere i nostri progetti ed impegni potete operare dei bonifici sul conto dell'Associazione Amici di Deir Mar Musa:

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