Sulla via di Damasco

In occasione dell'anno paolino, proclamato dal papa per ricordare il bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Genti, viene spontaneo chiedersi come questo santo cristiano sia visto dall'Islam. La risposta non è incoraggiante: benché i testi fondatori, Corano e Sunna, non ne parlino esplicitamente, nei testi musulmani lungo la storia Paolo è accusato di avere radicalizzato la cristologia al punto da contraddire il puro monoteismo di Gesù, «Iisa il Messia», e dei suoi primi discepoli, a cominciare da Pietro. Ad esempio, secondo il commentatore al-Qurtubi (XIII sec), Paolo avrebbe fatto finta di diventare cristiano al fine di distruggere la fede musulmana di Gesù e seminare la divisione dogmatica.


Una conferma mi viene da A.H., un mio vecchio amico e compagno della facoltà musulmana di Damasco, tutto sommato un caro fondamentalista... In una recente chiacchierata telefonica gli ho chiesto che cosa pensa di san Paolo la tradizione musulmana. Mi ha ribadito che è considerato colui che ha «equivocato» il Vangelo divinizzando Gesù. Poi, però, mi ha sorpreso: «Ho letto - mi dice - gli Atti degli Apostoli, e vedo che san Paolo è stato fedele al Cristo, un vero credente monoteista, una persona magnifica!». Ribatto che dice così per campanilismo damasceno e perché è amico mio che mi chiamo Bulus (Paolo). Ridiamo mentre gli racconto che il vecchio Gran Mufti si sbagliava sempre di proposito e mi chiamava Butros, Pietro, che nella tradizione musulmana gode di miglior letteratura. Mi pare però importante notare come i musulmani sviluppino oggi, spesso a partire dalla relazione personale interreligiosa, una capacità di rilettura critica della tradizione che permette di superare le attitudini polemiche del passato.

Comunque sia, è un fatto che, in questo anno particolare, Damasco, anche quella musulmana, stia riscoprendo san Paolo. Mi son recato, sotto un eccezionalissimo e benedetto acquazzone di fine agosto, ai piedi dell'Hermon, a Deir Kawkab, a una giornata di cammino dalla capitale. Qui gli ortodossi hanno restaurato e riattivato una vecchia chiesa intitolata appunto al santo di Tarso. Il luogo era a lungo rimasto abbandonato all'interno d'una zona militare. All'ingresso del convento, i ragazzi d'un gruppo scout in campeggio ci hanno festosamente accolto. Una famiglia, meglio dire una tribù locale, celebrava un battesimo e hanno ricevuto con calore il nostro piccolo gruppo. Fermatomi nella piccola chiesa, guardavo l'immagine di Paolo che ha sempre il suo posto, con Pietro, accanto a Gesù sull'iconostasi. Sotto veli scarlatti s'intravvedevano le specie eucaristiche nel santo dei santi. Gesù, che in quel primo giorno dopo il sabato era apparso risorto agli apostoli, è venuto incontro a Saulo, luminosissimo, sulla via di Damasco.

Su questa stessa via si incontra un altro luogo recentemente ristrutturato: Kanisat Mar Bulus, la chiesa dei francescani di Terra Santa, subito fuori le mura della città. Anche la Porta Orientale è stata restaurata insieme con la Via Retta, la Casa di Anania e le mura della cesta famosa.

Mi capita tuttavia di pensare a Paolo ovunque in Siria, e non solo sulle rive dell'Oronte che si getta in mare nell'ormai turca Antiochia. Guardo la gente per la strada e sento lo Spirito che prega in fondo al cuore di ciascuno con le parole dell'Apostolo ai Galati: «Proprio me ha amato e s'è offerto per me!». Mi torna in mente anche Naaman il Siro (cfr 2 Re, 5) che, guarito dal profeta Eliseo dalla lebbra, se ne tornava su questa stessa strada a Damasco portandosi dietro su due muli la terra santa per adorarvi l'unico Signore. Naaman riceve inoltre il permesso di continuare a partecipare al culto di corte del re di Damasco.

Gesù risorto, nuova e santa terra promessa, viene incontro a Saulo in terra pagana e ne guarisce la lebbra dell'integrismo violento. La terra santa è in cammino! La strada è il luogo dell'incontro con il Cristo vivo, come alla tomba vuota quando consola Maria, come a Emmaus alla frazione del pane.


© FCSF - Popoli

Questo Articolo era pubblicato nella edizione di ottobre 2008 della revista popoli

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