Eclissi di sole

Il battesimo di Magdi Allam, amministrato dal papa durante la veglia pasquale, ha suscitato pareri contrastanti. In queste pagine il commento di un gesuita che vive in un Paese musulmano

Ha suscitato molti commenti, anche in ambito cattolico, il battesimo del noto giornalista Magdi Allam, amministrato da Benedetto XVI durante la veglia pasquale. Di seguito pubblichiamo alcune considerazioni di padre Paolo dall'Oglio, gesuita del monastero di Deir Mar Musa (in Siria), collaboratore abituale di Popoli. L'articolo ci pare interessante soprattutto per il particolare punto di vista che esprime: quello di chi, svolgendo da anni la propria attività apostolica nel mondo musulmano, è in grado di coglierne la sensibilità e di intuire le possibili ripercussioni e strumentalizzazioni dell'evento.

Speriamo si sia trattato solo di un'eclissi. Monsignor Fisichella, che ha «personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana» il vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Cristiano Allam, fino al battesimo impartito dal papa la notte di Pasqua, lo ha definito un «evento riservato». Non è stato però un parroco di periferia a battezzarlo, ma il successore di san Pietro.
Il pensiero va naturalmente a Oria na Fallaci, notissima islamofoba e grande scrittrice recentemente defunta. Era amica tanto del monsignore che del vice- direttore e rappresentante importante dell'«islamopessimismo » italiano in difesa e ricostruzione dell'identità giudaico-cristiana della civiltà occidentale. Questa avrebbe nell'islam, molto più che nel materialismo, nel secolarismo e nella mentalità liberale, il suo più pericoloso nemico. Nello specchio delle loro posizioni, i musulmani si sentono negati nella loro ispirazione più spirituale e bloccati in una caricatura anacronistica che, riducendoli alla deriva terroristica, li respinge verso l'integrismo.
La luna della preoccupazione prioritaria per le libertà di religione e di coscienza ha offuscato il sole della discrezione caritatevole, del rispetto dei sentimenti dei musulmani e della rinuncia al proselitismo (e già c'era stato l'incidente della preghiera per la conversione degli ebrei nella riapprovata celebrazione latina del Venerdì santo). S'è adombrata la rivoluzione copernicana del Concilio Vaticano II anche in favore dell'islam e la ripresa del dialogo ufficiale tra la Santa sede e importanti organizzazioni musulmane. Sono scoraggiati numerosi sforzi per costruire armonia e amicizia, tanto nei quartieri delle città europee che nei Paesi di secolare e pacifica coesistenza islamo-cristiana. Si vanificano i tentativi di disinnescare la violenza interreligiosa e di mostrare quanto le Chiese siano lontane dalle logiche neocoloniali degli strapoteri occidentali e quanto una stragrande maggioranza di musulmani sia opposta alla logica di contrapposizione conflittuale.



DISCREZIONE, NON PAURA

Recentemente è venuta a trovarmi nel monastero del deserto la moglie cristiana d'un professionista musulmano. Uno dei figli vorrebbe il battesimo anche per soddisfare le attese della famiglia cristiana della fidanzata.
Abbiamo convenuto che occorre amorevole discrezione. Non è la paura a motivarci, come scrive Allam. La signora è preoccupata di non ferire i sentimenti più sacri del marito e anche che il figlio non rinunci con superficialità alla ricchezza spirituale della tradizione paterna e trovi i tempi e i modi d'una sintesi personale che gli consenta, nella concretezza d'una situazione sociale particolare, di riunire nella sua pratica religiosa il bene e l'esperienza di verità comunicatigli dalle due tradizioni. Lei esprime, in un modo a mio parere evangelico, l'esigenza di salvare tutto il buono d'una vita di famiglia dove, attraverso la celebrazione delle feste, si è sviluppata una profonda devozione per i misteri delle due comunità religiose.
Magdi Cristiano Allam ha dichiarato, a proposito del suo battesimo in mondovisione, la volontà d'affermare l'«autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà» contro «la radice del male (che) è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale». In questo modo, si avvalora, volenti o nolenti, anche l'impressione musulmana che vi sia un'oggettiva convergenza strategica tra il neoproselitismo cristiano e le azioni blasfeme verso le realtà più sante dell'islam, rilanciate dai media nordeuropei. Inoltre è difficile sfuggire all'impressione che la sacra bandiera della libertà di coscienza sia utilizzata dall'Occidente come un cavallo di Troia da introdurre nel mondo musulmano al fine di disintegrarlo.
Il signor Allam e i suoi catechisti dovrebbero ricordare che la storia cristiana ha spesso registrato inaudita crudeltà nella repressione dell'apostasia e dell'eresia. Anche recentemente, per salvare le «civiltà cristiane», orribili crimini sono stati compiuti contro l'integrità delle persone e la libertà delle coscienze da parte di regimi che si autodefiniscono amici e difensori delle Chiese.
L'apostasia pubblica, lo dico per spiegare, non per giustificare, è stata storicamente condannata anche dall'islam in quanto fitna, «azione sovversiva » da punire severamente perché costituirebbe un pericolo oggettivo per la sopravvivenza della comunità. La questione è oggi discussa apertamente in ambiente musulmano e, concretamente, la «lettera» della legge religiosa (cioè la pena capitale, come nella Bibbia e nella cristianità medievale) è applicata molto raramente e mai nella grande maggioranza dei Paesi musulmani. Il che non significa che non si applichino altri mezzi di coercizione della coscienza, più o meno gravi, volti a scoraggiare l'apostasia, proprio in quanto inconcepibile attentato alla pace dell'islam.
Esso evolverà nel modo per noi più auspicabile, cioè nel senso d'un autentico rispetto, anche sociale, della libertà della coscienza religiosa, se e quanto, nell'interazione globale, i diritti dei gruppi saranno riconosciuti accanto a quelli degli individui. Come dire che la riappropriazione islamica dei diritti dell'uomo deve poter avvenire per processo endogeno, dall'intimo della compagine musulmana, e non imposto da fuori a colpi di scena che producono effetti conflittuali in cascata e danneggiano proprio i riformatori musulmani più coraggiosi, facilmente accusati di passare al nemico.

ADESIONE E CONVERSIONE

Resta da sperare che la capacità d'autocritica dei cattolici meno integristi si coniughi con quella dei devoti musulmani più assetati d'armonia e di pace. La conversione a Gesù (ma sarebbe meglio dire l'adesione, poiché la conversione è dal peccato verso la santità, non da una religione a un'altra) è entrare in una logica di carità che tutto scusa e tutto salva... L'avversione teologica verso le religioni islamica o ebraica o altra potrebbe essere un motivo sufficiente per rinviare il battesimo e, comunque, per non fargli propaganda.
Confortano le dichiarazioni della Sala stampa della Santa sede, dove si chiarisce che «accogliere nella Chiesa un nuovo credente non significa evidentemente sposarne tutte le idee e le posizioni, in particolare su temi politici o sociali». Le idee personali del signor Magdi Allam, si legge ancora, non possono «diventare in alcun modo espressione ufficiale delle posizioni del papa o della Santa sede (...). Il papa si è assunto il rischio di questo battesimo: affermare la libertà di scelta religiosa conseguente alla dignità della persona umana».
Non resta che augurarci che il coraggioso gesto papale sia compreso per ciò che vuole essere: un forte appello in difesa della libertà di coscienza per tutti e ovunque, quasi un gesto riparatorio per i tanti attentati, anche ecclesiali, a tale libertà che pesano sulla nostra coscienza collettiva, la quale ha opposto così spesso il rispetto della persona ai diritti della verità.
Poi, si sa, le eclissi di sole sono impressionanti, ma brevi.

Questo Articolo era pubblicato nella edizione di maggio 2008 nella revista popoli

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