All’Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri

26 Luglio 2006
Padre Paolo Dall’Oglio


All’Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri
Professor Romano Prodi
Palazzo Chigi
Roma




Caro e stimato Presidente,



in occasione del seminario che ha riunito con la comunità monastica un gruppo di giovani musulmani e cristiani siriani, palestinesi e libanesi, assieme ad una folta delegazione di loro coetanei di diversi paesi europei, abbiamo desiderato inviarle l’espressione della nostra sofferta preghiera e del nostro cordiale augurio per il successo dell’importantissima Conferenza di oggi consacrata alla risoluzione del conflitto israelo-libanese in corso. Tale conflitto è un caso particolare di quello israelo-arabo ed anche di fatto dell’attuale confronto tra mondo musulmano (tanto sciita che sunnita) e mondo occidentale.
In un colloquio immaginario con il Presidente Prodi, si è sottolineata l’assoluta priorità della salvaguardia delle persone fisiche dei civili. Tutti auspicano che il Vertice di Roma possa portare ad un cessate il fuoco immediato e possa aprire una via alla pace ed alla speranza per evitare l’allargamento del conflitto sul piano regionale e globale.
I giovani vogliono credere nel senso di responsabilità storica dei leaders politici mondiali. Essi sperimentano che l’incontro diretto e l’esperienza di vita in comune sono mezzi efficaci d’evoluzione delle mentalità e di superamento dei preconcetti e degli steccati religiosi. Essi chiedono equità e trasparenza nelle relazioni e senso di giustizia nel guardare al futuro. La domanda di democrazia è certo universale tra i giovani ma altrettanto lo è la delusione nei confrontti di essa.
La pace si fa tra nemici. Chiamare terrorista il proprio nemico rende la pace più difficile e rende impossibile mantenere un minimo di umanità durante la guerra.
Occorre tenere in conto che i sentimenti popolari sono qui largamente schierati con i partigiani di Hezballah in Libano e di Hamas in Palestina e che le derive suicide corrispondono in profondità al senso di impotenza cronica delle popolazioni arabe e musulmane. La pace si farà tra coloro che sono in grado di rappresentare le angoscie delle popolazioni in conflitto. Di qui il ruolo immenso delle mediazioni in vista del cessate il fuoco e della tregua, sola prospettiva realista per il momento. Di qui dunque una fragile ma struggente speranza che la Conferenza di Roma possa significare finalmente il punto d’inversione delle tendenze.

Amicizia e gratitudine,
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